Giancelso Agazzi
Alimentazione nella Guerra Bianca 1915-18
Nel corso della Guerra Bianca 1915-18, un conflitto duro, combattuto a oltre tremila metri di quota tra rocce e ghiacci, dal gruppo dell’Ortles-Cevedale fino a quello dell’Adamello-Presanella, l’alimentazione delle Truppe Alpine su entrambi gli schieramenti, italiano e austro-ungarico, fu di fondamentale importanza al fine di garantire il successo delle azioni belliche. Il cibo doveva essere abbondante, nutriente e buono, come affermato dal dr. Johann Steiner, responsabile sanitario dello Stato Maggiore Austro-Ungarico. Si dovevano utilizzare cibi possibilmente leggeri e con alto contenuto calorico (zucchero, pancetta, lardo, burro, formaggio, e verdura). Era necessario fornire a centinaia di migliaia di soldati, oltre, naturalmente agli animali, la razione quotidiana di cibo che era prevista dai regolamenti, nelle modalità adeguate. L’approvvigionamento a quelle quote non era sempre facile, soprattutto durante l’inverno e il cibo non sempre giungeva su quelle remote postazioni in buono stato di conservazione. Per il trasporto ci si serviva di muli, cavalli, cani, asini, teleferiche, e decauville. Furono introdotti i cibi in scatola, che, talvolta, provocavano problemi ai soldati. Qualcuno la chiamò “la grande guerra di latta”. Fu Napoleone Bonaparte , tramite uno chef parigino, Nicolas François Appert, a introdurre i cibi conservati nel vetro. Poi, gli inglesi introdussero la conservazione del cibo in scatole di latta sigillate. Il cibo veniva bollito prima e, poi, messo in scatola. Vennero messi in scatola carne, sardine, pasta, formaggio, polenta, legumi, burro, margarina. Vennero introdotti gli “scalda-rancio”, che permettevano di rendere il cibo in scatola più gradevole e digeribile ai soldati. I soldati utilizzavano borracce in legno o in metallo. Vennero introdotti anche i primi “thermos”. Prima di una marcia non si dovevano consumare pasti troppo abbondanti. D’estate, presto al mattino, veniva somministrata una colazione leggera. Un pasto abbondante andava consumato dopo il primo grande sforzo della giornata. Il pasto principale doveva avvenire, invece, nel tardo pomeriggio, possibilmente caldo, per aiutare il mantenimento della temperatura corporea nel corso della notte, soprattutto d’inverno. La fame divenne già a partire dal 1916 un vero problema per le Truppe Austro-Ungariche, già indebolite dalla fatica e dal freddo. La carenza di carne, pane e farina contribuì a fare aumentare il numero dei decessi tra i soldati ammalati o feriti al fronte. Le difficoltà della guerra di montagna e la scarsità dei viveri provocarono l’indebolimento del fisico dei soldati. Nell’ultimo anno di guerra, infatti, il peso medio di un soldato in guerra scese a 48 Kg.