Convegno

Prima Guerra Mondiale e Sconfinamenti

Prima guerra mondiale e sconfinamenti

Canti e canzoni della Grande Guerra

4-5 marzo 2019

Università degli Studi di Genova
Aula Meridiana
via Balbi, 5
Genova

Informazioni
mailto:info@guerrabianca.it


Al termine di un Convegno internazionale dedicato alla fine della Grande Guerra e   intitolato “Sconfinamenti”, non si poteva fare scelta migliore che quella di presentare, in forma quasi di lezione-concerto, una lunga e poderosa ricerca sul canto popolare della e nella prima guerra mondiale, condotta da tre specialisti di lungo corso, come Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto.  E di sicuro effetto sarà il contributo musicale di  Bernardo Beisso, showman, cantante-attore, accompagnato da Sergio Mesturini    alla chitarra. AL ROMBO DEL CANNON. Grande Guerra e canto popolare è il titolo del volume  (832 pagine e due Cd audio) edito da Neri Pozza, che a cento anni di distanza dal terribile evento, cerca di penetrare con sguardo totalmente nuovo, nella straordinaria fucina di canti che fu il primo conflitto mondiale.  Per i tre autori è stato un lavoro impegnativo, durato quattro anni. Un lavoro non facile, non avendo voluto fare un ennesimo "canzoniere", ma avendo inteso  affrontare la questione del CANTARE IN GUERRA/CANTARE DI GUERRA, fuori dagli stereotipi folklorici e dalle deformazioni ideologiche, rimettendola sul giusto terreno storico-antropologico, etnomusicologico e socioculturale. Si è scelto dunque la strada di vagliare criticamente  i principali lavori precedenti (la bibliografia assomma a 450 titoli) , e di privilegiare anzitutto gli esiti delle ricerche sul campo che, partendo dagli anni 50, hanno salvato dall'oblio tutto un filone censurato e rimosso di canti e memorie “fuori dal coro”. Questo studio, nato dal contatto diretto con il ricchissimo mondo dell’oralità popolare, dallo studio  di canzonieri, fogli volanti, diari colti e popolari, si è proposto  di individuare e studiare i generi, le forme, le formule, le  strutture poetico-melodiche su cui si modella e si propaga il racconto e il ricordo dell'esperienza bellica, nonché i punti di vista di chi attraverso il canto (borghese o proletario che fosse) ha vissuto e guardato la guerra, i suoi luoghi emblematici, le sue mitologie e  paesaggi identitari. Da questa vasta ricognizione compiuta in ogni parte d'Italia sulle emergenze e sopravvivenze orali, emerge con estrema chiarezza che dalla memoria popolare non affiorano tanto inni di vittoria o canti patriottici, ma solo un lutto infinito, una struggente complainte coniugata in mille modi diversi, ma sempre segnata, marchiata dalla cifra della compassione: Compatite una povera madre / che ha perso il figlio nel fior dell’età...., è un canto usato da entrambe le parti del fronte, per piangere un figlio: morto in Galizia, cantano in Trentino; morto sul Piave, cantano i soldati italiani e le loro famiglie. Si tratta in tutta prevalenza di un canto che racconta la guerra per quello che è stata, fuori dalle narrazioni della propaganda e dalla retorica delle celebrazioni ufficiali, come un luogo di sofferenza e di morte. Ciò che domina questo canto è il ricordo e il rimpianto per un mondo perduto, quello della piccola patria dove si è nati e degli affetti per madri, padri, spose, figli, fidanzate lontani, e insieme l’avversione per una guerra di cui non si comprendono le ragioni, e in cui ci si sente usati come semplice carne da cannone. Indipendentemente dal suo valore scientifico, dal libro emana un implicito ma forte messaggio politico, mostrando cosa produce un’incultura fondata sull’ottica amico/ nemico, sui confini, i muri, le trincee, le separazioni e le esclusioni. Altro discorso fondamentale, la necessità di conservare e valorizzare i patrimoni di cultura immateriale, per i quali una cura particolare va posta agli Archivi sonori, dal momento che fondamentali per gli esiti del volume sono stati i Fondi Jona-Liberovici (CREL di Torino) e il Fondo Castelli (ISRAL di Alessandria).

Franco Castelli