Quattro anni senza Dio
A partire dalla fine degli anni Settanta un nuovo influsso storiografico ha sollecitato un ripensamento dell'esperienza della Grande Guerra che ha contribuito a mettere a fuoco la sua centralità come evento spartiacque del secolo. Un processo al quale ha contribuito l'individuazione di fonti diverse da quelle tradizionali che permettessero di leggere i mutamenti culturali che avevano coinvolto la sfera dell'immaginario, delle rappresentazioni sociali e delle identità collettive. La scrittura sulla Prima Guerra Mondiale si è quindi arricchita negli ultimi anni di documenti molto diversi che vanno dagli epistolari, ai diari alla produzione memorialistica. Così con altra luce e più verità ci sono apparse battaglie, generali, soldati e popolazioni civili. Ma sia chiaro una cosa: questa ricerca storica non ha sminuito il valore dei soldati o la capacità dei condottieri. Ci ha reso la Grande Guerra più nostra, più comprensibile, più italiana, anche e meglio inserita nella storia d’Europa.
Questo libro fu scritto da Armando Lodolini sottotenente di complemento del 123° Reggimento Fanteria “Brigata Chieti” nell’inverno 1918-1919, cioè subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Con uno stile privo di retorica, ma sottilmente umoristico ci racconta le esperienze, i pensieri e le sensazioni di un soldato che per quattro lunghi anni combattè in prima linea nelle trincee del Carso e poi in quelle delle Alpi Giudicarie.
Questo documento, rimasto fino ad oggi inedito, se per un verso può essere associato alla letteratura diaristica, non fosse altro per l'intenzionalità con cui lo stesso Lodolini indica il contenuto della propria scrittura, per un altro eccede la definizione di diario, inteso come una scrittura tenuta in contemporanea agli avvenimenti e ritmata dagli eventi giornalieri.
Esso si presenta, quindi, come un materiale assai più complesso e stratificato, rispetto alle scritture autobiografiche della prima guerra mondiale. Attraverso l'esperienza della guerra ci parla di qualcosa di più profondo e destinato a durare nel tempo; è una risposta a quanti oggi affermano che i caduti della prima guerra mondiale si sacrificarono per niente. A loro l’autore risponde che quello era il loro tempo, con la patria come riferimento anche se la bestemmiavano. Questi uomini misero il sigillo alla fine di un’epoca per poi aprirne un’altra. E a loro vanno riconosciute prima ancora che virtù militari, una somma di valori umani la cui validità va oltre i confini del tempo.
Angelo Nataloni
Armando Lodolini
Quattro anni senza Dio
Il diario di un ufficiale mazziniano dalle trincee del Carso alle Giudicarie
Gasparri Editore, Monfalcone, Gennaio 2004
Pp. 159
14.50 €